GUIDA ALL’ESPLORAZIONE DEL PLASTICO

 

PREMESSA

Il testo che segue è una guida all’esplorazione del plastico di Bosco Albergati. L’esplorazione è da intendersi come una passeggiata virtuale sul plastico, consigliata a tutti e pensata indistintamente per una fruizione visiva o tattile.
Per rispondere alle diverse esigenze, il testo è accessibile in formato digitale tramite QR code e su supporto cartaceo, stampato anche in caratteri ingranditi e in braille.
Se desiderate lasciarvi accompagnare in questa esplorazione, proseguite con la lettura o l’ascolto.

TESTO

Il plastico che state per esplorare rappresenta l’area di Bosco Albergati e i campi coltivati circostanti. L’opera è stata realizzata in resina policroma, con inserti in legno; presenta una forma rettangolare e misura circa 140 per 80 cm.
Si tratta di un oggetto creato interamente a mano, progettato per essere osservato ma anche toccato. Durante l’esplorazione, non esitate dunque ad accarezzarlo e percorrerlo con le dita, avendo però sempre cura di non forzare, rimuovere o graffiare le superfici.

Prima di cominciare l’esplorazione, vi suggeriamo di compiere un giro lungo il perimetro del plastico; eventualmente, potrete far scorrere la mano sulla sua cornice, realizzata in tiglio dipinto di colore rosso.
Durante questa prima perlustrazione, potrete apprezzarne meglio le dimensioni e, senza scendere subito nei dettagli, distinguere due aree, differenti sia alla vista che al tatto. La prima area, centrale, è quella del Bosco, dipinta di colore verde chiaro e bordata di bianco; la seconda area, che circonda il bosco, è quella delle coltivazioni a seminativo e a filari (vigneti e frutteti), qui dipinte con tonalità ocra e verdi.

Su uno dei lati corti della cornice è stata applicata una targhetta, su cui sono indicati i soggetti che, a diverso titolo, hanno curato e sostenuto la realizzazione del plastico. Rispettivamente: l’Associazione “La Città degli Alberi”, Fondazione di Modena e Studio Geografico Manforte. Proprio questa targhetta, però, vi indica anche il punto in cui è consigliato posizionarsi per iniziare l’esplorazione del plastico.

Raggiunta la posizione consigliata, nella parte destra del piano potete trovare una targa di colore ocra chiaro. La targa presenta alcune informazioni generali quali l’intestazione, la scala di riduzione (numerica e grafica) e una piccola mappa dell’area, con l’indicazione del nord geografico. Quando lo vorrete, questa mappa potrà tornarvi utile per avere una visione d’insieme circa la forma di Bosco Albergati.
A proposito della scala di riduzione, su questa targa potete leggere che è stato adottato un rapporto 1:1000. Questo significa, ad esempio, che 1 centimetro sulla superficie del plastico equivale a 1000 centimetri nella realtà: ovvero, a 10 metri. Tuttavia, per facilitarne la leggibilità tattile, le dimensioni di elementi come alberi, architetture e strade sono state lievemente enfatizzate rispetto alle proporzioni reali.
Fatte queste premesse, ora avete tutte le informazioni necessarie per iniziare l’esplorazione.

Davanti a voi potete subito individuare due strade, rappresentate in incavo e dipinte di colore bianco. La prima strada si sviluppa in diagonale, scendendo verso la vostra sinistra, e si chiama via Lavichielle; la seconda si sviluppa verticalmente ed è il viale che conduce a Bosco Albergati. Questo viale prende il nome di Cavedagnone e attraversa il bosco in tutta la sua lunghezza. All’interno del bosco potrete trovare alberelli caratterizzati da una chioma irregolare ma tondeggiante, di colore verde e che ricorda la forma della quercia, la specie arborea più presente a Bosco Albergati. Queste piante sono state messe a dimora su tutta l’area negli anni ’90 e formano, secondo il progetto dell’architetto Cesare Leonardi, la cosiddetta Città degli Alberi. Le ragioni di questo nome le scopriremo al termine della passeggiata.
Proseguendo lungo il viale, potete giungere a una zona con alberi più alti e molto fitti: si tratta del cosiddetto Bosco Storico, un querceto secolare situato nella zona centrale di Bosco Albergati.

Tra gli alberi del Bosco Storico è possibile individuare due costruzioni, il cui tetto è stato dipinto di rosso per renderle più facilmente riconoscibili. La prima costruzione è una villa cinquecentesca, un tempo residenza di campagna dei marchesi Albergati, oggi in parte crollata e priva di copertura; la seconda è invece l’antica stalla, più bassa e piccola, oggi trasformata in centro polifunzionale.

Dopo aver trovato la villa e la vecchia stalla, provate a individuare altri tre elementi nascosti fra gli alberi del Bosco Storico. Il primo è l’antico oratorio, una costruzione molto più piccola rispetto alle altre, ma anch’essa riconoscibile per il tetto dipinto di rosso; il secondo elemento è un laghetto, caratterizzato da un profilo curvilineo, qui rappresentato in incavo e di colore celeste; infine, il terzo elemento è la vecchia ghiacciaia, non direttamente percepibile perché interrata sotto una collinetta. Troverete questa collina all’ingresso del Bosco storico, sulla destra; su di essa sono stati raffigurati alberelli bassi, fitti e con chiome di forme diverse, alcune delle quali lievemente appuntite sulla sommità. Alla base di questi alberelli, potrete rintracciare un’apertura stretta, simile all’entrata di una grotta; in tal caso, avrete appena individuato il punto da cui si può accedere alla ghiacciaia.
Prima di lasciare il Bosco Storico, potete notare che questo è circondato da alberelli più bassi, disposti su una doppia fila: si tratta di querce piramidali, riconoscibili per la forma conica della chioma.

Bosco Storico e querce piramidali sono a loro volta inclusi entro una più grande area circolare, qui evidenziata da una traccia in incavo e di colore bianco. Questa circonferenza segna il confine ideale tra la già nominata Città degli Alberi e la Città degli Uomini. Vale a dire quell’area che, nel progetto di Cesare Leonardi, è stata dedicata allo svolgimento delle attività umane, di lavoro, aggregazione e festa.

Riprendendo il percorso lungo il Cavedagnone e quindi lasciando il Bosco Storico alle vostre spalle, a sinistra si trovano due elementi di nuova realizzazione: il primo è l’arena, riconoscibile per i due dossi di terra arcuati, qui dipinti di colore verde scuro; il secondo è il cosiddetto “giardino delle farfalle”, un percorso naturalistico dal profilo chiuso e sinuoso, qui rappresentato in incavo e di colore giallo.
Proseguendo il percorso lungo il Cavedagnone, a breve distanza potrete notare un solco sottile che lo attraversa perpendicolarmente. Si tratta di un canale irriguo, qui dipinto di colore celeste, indizio del paesaggio essenzialmente rurale in cui sorge Bosco Albergati.
Superato il canale, procedendo sul viale principale, si giunge a un’area alberata che forse percepirete un po’ instabile sotto le dita. Si tratta di un elemento mobile, che vi invitiamo a sollevare delicatamente come un coperchio. Nella cavità, sul piano del plastico, troverete una trama di forme geometriche in rilievo, colorate di verde, rosso, giallo e nero.

Avete appena letteralmente scoperto lo schema di piantumazione della Città degli Alberi. Anch’esso ideato da Cesare Leonardi, questo schema prende il nome di S.R.A., acronimo di Struttura Reticolare Acentrata. Lo schema si ripete come un modulo in tutto il bosco ed è formato da 23 poligoni irregolari, recanti 4, 5 o 6 lati. Gli alberi principali sono stati piantati in corrispondenza dei nodi di questa rete, vale a dire sugli angoli dei poligoni; gli alberi più piccoli, le siepi e gli arbusti, invece, sono stati piantati lungo i lati e all’interno dei poligoni. Secondo Leonardi, selezionando le specie arboree e piantando gli alberi su questo schema, il bosco sarebbe potuto crescere in autonomia, senza sovrapposizione tra gli esemplari e richiedendo una manutenzione minima. È proprio da questa idea di crescita del bosco, autonoma ma ben organizzata, che nasce il nome di Città degli Alberi.

Quando vorrete, riposizionate delicatamente il coperchio e percorrete, con la vista o con le mani, l’ultimo tratto del viale. Al suo termine, incontrerete un’altra strada perpendicolare. Questa strada prende il nome di via Albergati perché, anticamente, da questa si accedeva all’ingresso principale della tenuta nobiliare.
È proprio qui, all’entrata originaria del Bosco, che termina questa passeggiata guidata idealmente dal percorso del Cavedagnone. A questo punto, vi suggeriamo di tornare, senza fretta, al punto di partenza, magari facendovi guidare con la vista o con il tatto da uno dei sentieri tortuosi che attraversano il Bosco.

Lungo i margini di questi sentieri, rappresentati in incavo e di colore giallo, talvolta noterete dei piccoli fori bianchi; questi fori segnalano la presenza di alberi esistenti nella realtà, ma che si è preferito non raffigurare nel plastico, per facilitare il passaggio del dito nel caso di un’esplorazione tattile.

Grazie per la vostra attenzione e buon proseguimento di visita a Bosco Albergati.

 

Testo a cura di Studio Geografico Manforte
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